“La dichiarazione del Presidente del Consiglio regionale Lorenzo Sospiri, che pone la sentenza della Corte costituzionale sulla cosiddetta legge urbanistica abruzzese in una luce di sostanziale approvazione, è del tutto fuorviante”: lo dichiara Enzo Di Salvatore, responsabile “Transizione ecologica e sostenibilità” del Partito Democratico abruzzese.

Di Salvatore chiarisce che “la Corte costituzionale ha dichiarato infatti l’illegittimità della legge della Regione Abruzzo, che nel gennaio dello scorso anno aveva introdotto alcune modifiche alla disciplina posta dalla legge urbanistica. La legge quindi è stata bocciata nonostante sia stata praticamente riscritta a seguito delle innumerevoli richieste di modifica del governo, e ferma restando la puntualizzazione che la Corte deve ancora in parte pronunciarsi. Quindi da una parte si canta vittoria di fronte a una certificazione di incapacità tecnica, quindi a sproposito, dall’altro lo si fa prima del tempo. Per quanto riguarda il contenuto specifico del provvedimento, è da ricordare che si tratta di interventi oltre che scarsamente condivisibili, limitati: l’Abruzzo sul governo del territorio avrebbe bisogno di un intervento di ben altro profilo, organico, per aggiornare una disciplina che risale al 1983 alle luce del nuovo modello, basato sulla rigenerazione piuttosto che sul consumo di suolo, che si è imposto oramai a livello globale, ed è il cardine del Piano nazionale di ripresa e resilienza”. 

Inoltre, aggiunge il responsabile “Transizione ecologica e sostenibilità” del Pd Abruzzo, “dalla sentenza della Consulta emergono chiaramente i pasticci e le contraddizioni che scaturiscono da chi pretende di scrivere leggi adottando un approccio ideologico. La legge introduce misure di sostegno economico e rende possibile la ricerca di un alloggio ‘a canone agevolato in prossimità del luogo di residenza dei figli o comunque nelle immediate vicinanze, al fine di facilitare le relazioni tra genitori e figli minori’ ma escludendo coloro che siano stati condannati per reati contro la persona. Il Governo aveva chiesto modifiche evidenziando quanto la categoria fosse generica e rendesse irragionevole il provvedimento. Ma nonostante la Regione sia poi intervenuta cercando di correggere il tiro, la Corte costituzionale ha finito per dichiarare lo stesso illegittima la legge. Se, infatti, il reato è stato commesso nei confronti di altre persone, che nulla hanno a che fare con il proprio figlio, la misura diviene una misura gratuitamente punitiva. Come dire: chi ha una condanna sulle spalle (o alle spalle) non merita nulla, neppure di essere genitore”.