Le elezioni regionali del 23 e 24 novembre 2025 in Campania, Puglia e Veneto hanno registrato un dato allarmante che va oltre il semplice calo di affluenza: l’astensionismo femminile ha superato in modo netto quello maschile, segnando un divario medio di oltre dieci punti percentuali.
Secondo l’analisi post-elettorale di SWG – Radar Speciale Elezioni Regionali 2025, in Campania si è astenuto il 63% delle donne contro il 51% degli uomini, in Puglia il 63% contro il 55%, in Veneto il 63% contro il 49%.
Un dato omogeneo e trasversale che si ripete in tutte le regioni considerate, indipendentemente dal colore politico dei candidati e dai contesti territoriali,
Questa distanza delle donne dalle urne non può essere interpretata come un episodio contingente, ma come un fenomeno strutturale.
La minore partecipazione femminile si intreccia con indicatori sociali, economici e culturali che da anni segnalano una crescente difficoltà nell’accesso delle donne alla sfera pubblica.
L’astensione aumenta laddove peggiorano le condizioni materiali: nei dati SWG emerge che, tra chi si definisce in “condizione economica difficile”, l’astensione raggiunge punte del 71% in Campania e Puglia e del 73% in Veneto.
Le cause sono molteplici e interconnesse:
- la persistente precarietà lavorativa femminile, che rende secondaria la dimensione della partecipazione politica rispetto alla sopravvivenza economica;
- la mancanza di servizi di cura e conciliazione vita-lavoro, che grava in modo sproporzionato sulle donne e riduce la loro libertà di partecipazione civica;
- la sottorappresentanza nei luoghi decisionali, che alimenta la percezione di inutilità del voto;
- la scarsa attenzione della politica ai temi concreti che attraversano la vita delle donne – salute, welfare, educazione, sicurezza, pari opportunità – che contribuisce a un sentimento diffuso di distanza e sfiducia.
In molte aree interne e periferiche, dove le donne vivono condizioni di isolamento sociale e di marginalità economica, l’astensione si configura come una forma di protesta silenziosa, un segnale di assenza che denuncia la frattura tra cittadinanza formale e cittadinanza sostanziale.
La prevalenza dell’astensionismo femminile rappresenta oggi una questione democratica di primo piano.
Quando oltre sei donne su dieci scelgono di non votare, significa che una parte fondamentale del corpo elettorale non si riconosce più nei processi di rappresentanza.
L’esclusione delle donne dal voto attivo – pur non imposta, ma determinata da sfiducia e disillusione – indebolisce la legittimità della politica e la capacità delle istituzioni di interpretare la realtà sociale del paese
I dati SWG mostrano con chiarezza che la ricostruzione della partecipazione democratica passa dal protagonismo femminile.
Non si tratta solo di aumentare la presenza delle donne nelle liste o nei ruoli di governo, ma di ripensare le politiche pubbliche affinché la parità di genere diventi un asse trasversale di tutte le scelte: lavoro, welfare, sanità, formazione, servizi territoriali.
Solo restituendo senso, concretezza e fiducia al voto delle donne sarà possibile contrastare la crisi di partecipazione che attraversa il Paese e restituire alla democrazia la sua piena rappresentatività.
27 novembre 2025
Manola Di Pasquale, resp. Enti Locali PD Abruzzo
Marielisa Serone D’Alò, resp. Diritti e Pari opportunità PD Abruzzo


