Precarietà del lavoro e bassa qualità occupazionale. Il Documento di Economia e Finanza Regionale (DEFR) 2026–2028 presenta dati generali sull’occupazione ma trascura la questione centrale della qualità del lavoro. Viene ad esempio riportato che nel 2024 il saldo tra cessazioni e assunzioni nel settore privato è positivo per +10.500 unità, ma il DEFR omette di evidenziare come la maggior parte di queste nuove posizioni siano contratti temporanei e poveri. In Abruzzo l’80% dei nuovi contratti è precario, il salario medio (22.000 € annui) resta ben al di sotto della media nazionale (25.500 €) e la disoccupazione giovanile sfiora il 30%. Questi numeri delineano una “flessibilità senza tutele” che alimenta l’emigrazione giovanile (oltre 4.000 giovani abruzzesi lasciano la regione ogni anno). Il DEFR non propone interventi strutturali per invertire questa rotta: al di là di un cenno alla stabilizzazione del personale precario nella sanità, manca qualsiasi piano regionale per promuovere lavoro stabile e di qualità. Si tratta di un grave limite programmatico, considerato che avere un impiego in Abruzzo non garantisce più un reddito sufficiente e che la povertà lavorativa è aumentata del +35% in dieci anni.
Invecchiamento demografico e spopolamento. Il DEFR fotografa la dinamica demografica negativa dell’Abruzzo – popolazione scesa a 1.269.571 residenti al 1° gennaio 2024, in ulteriore calo rispetto all’anno precedente – ma non le attribuisce la dovuta centralità strategica. Gli indicatori di invecchiamento registrano livelli allarmanti: l’indice di vecchiaia ha raggiunto 220,2 (anziani su 100 giovani), tra i più alti d’Italia, e il tasso di natalità continua a scendere (appena 6,0‰, inferiore alla media nazionale. In cinque anni la regione ha perso oltre 31 mila residenti. Di fronte a una regione che invecchia e si spopola, il DEFR si limita all’ordinaria amministrazione, come evidenziano i Giovani Democratici abruzzesi, nel loro documento sul DEFR, “osserva e non agisce”. Invece, sarebbe necessaria una risposta straordinaria: un piano per la coesione territoriale e la natalità, che combatta il declino demografico unendo servizi di prossimità, sostegni all’abitare, politiche familiari mirate e sviluppo delle aree interne.
Diseguaglianze territoriali, di genere e generazionali in crescita. Il documento regionale non affronta in modo adeguato nemmeno le crescenti fratture sociali e territoriali. Divari territoriali: l’Abruzzo soffre di uno squilibrio crescente tra costa e zone interne. Le aree interne perdono popolazione a un ritmo doppio rispetto alla costa e vedono ridursi servizi essenziali (scuole, sanità, trasporti). Eppure il DEFR, 2 pur dedicando un paragrafo di rito alla Strategia Nazionale Aree Interne (SNAI), non presenta una strategia regionale incisiva per rilanciare i piccoli comuni e le zone montane. Divari di genere: nel mercato del lavoro abruzzese persistono forti disparità (tasso di disoccupazione femminile 12,6% vs maschile 8%, e gravi gap retributivi e di partecipazione), ma nel DEFR manca una robusta integrazione di politiche di genere. Viene citata la necessità di conciliazione vita-lavoro per ridurre le disparità uomodonna, tuttavia senza indicare investimenti o misure nuove a riguardo.
Divari generazionali: come detto, i giovani sono i grandi assenti delle politiche del DEFR. Il documento ignora totalmente la questione dei NEET (oltre 31 mila in Abruzzo) e non prevede incentivi per frenare la fuga di talenti. In ambito fiscale, ad esempio, nessuna agevolazione è introdotta per i giovani: al contrario, dal 2026 scatterà l’aumento dell’addizionale IRPEF regionale (che farà dell’Abruzzo la regione più tassata d’Italia) senza alcuna misura compensativa, fatto ignorato o minimizzato nelle 288 pagine di DEFR. Nel complesso, le disuguaglianze sociali e territoriali restano sullo sfondo: il DEFR si limita a elencare azioni ordinarie e fondi esistenti, senza un piano redistributivo o di riequilibrio tra aree forti e aree deboli. Questo vuoto di visione è particolarmente grave per un territorio in cui il “progresso” si concentra in poche zone e categorie, lasciando indietro periferie geografiche e sociali.
Crisi industriale e transizioni tecnologiche sottovalutate. Il DEFR dedica ampio spazio all’analisi congiunturale e ai dati positivi sull’export, ma sorvola sugli allarmi relativi alla crisi industriale regionale. In particolare, appare sottovalutata la situazione della filiera automotive e della manifattura. Nella sezione dedicata, il documento elenca i successi dello stabilimento Sevel-Stellantis di Atessa (veicoli commerciali), ma non menziona affatto le situazioni di sofferenza e le incertezze che attraversano il settore. Manca qualsiasi cenno ai necessari piani di riconversione produttiva, al sostegno dell’indotto o alla tutela dei livelli occupazionali in aziende in crisi. Eppure la Val di Sangro e il comparto auto “hanno visto spezzarsi intere catene industriali” negli ultimi anni (Honeywell, vertenze Pilkington, ex Sevel…); la cassa integrazione nell’industria è aumentata in Abruzzo del +168% in un anno (+242% nella provincia di Chieti), segno di un rallentamento produttivo drammatico. Questi dati vengono totalmente ignorati dal DEFR. Anzi, “le fragilità diventano progresso” nella narrazione edulcorata della Giunta: persino gli aumenti di CIG e i contratti a poche ore vengono presentati come crescita occupazionale. Questa lettura distorta va denunciata con forza. La realtà, taciuta nel DEFR, è che l’Abruzzo industriale rischia un declino senza un intervento pubblico strategico: interi poli produttivi (dalla Val di Sangro alla Val Pescara) necessitano di riconversione e nuovi investimenti. Similmente, sulle transizioni tecnologiche ed energetiche il documento resta nel vago: cita genericamente l’alleanza europea Automotive Regions Alliance o obiettivi green, ma non delinea un piano regionale per governare l’impatto di queste transizioni. Ad esempio, nulla si dice sulle ricadute occupazionali dell’automazione e dell’Intelligenza Artificiale, tema cruciale per il futuro del lavoro; nulla su come sostenere le PMI nell’adattarsi alla transizione ecologica (si pensi alle imprese della componentistica auto di fronte alla mobilità elettrica). Nel DEFR manca una valutazione approfondita delle vulnerabilità industriali attuali: la base produttiva regionale è esposta a rischi di specializzazione rigida (automotive, agroalimentare e farmaceutico coprono gran parte dell’export) e ai colpi di concorrenza globale e crisi energetica. Su tutto ciò, la Giunta sorvola, limitandosi a indicare l’arrivo di fondi europei (FESR, FSC) quasi fossero panacee. Questa 3 sottovalutazione della crisi industriale è molto preoccupante: senza riconoscere il problema, il DEFR non predispone alcuna contromisura seria per difendere e rilanciare l’industria regionale. Il Partito Democratico denuncia questa mancanza di visione: occorre affrontare con realismo il tema della riconversione industriale (dalla Val di Sangro alla Val Pescara) e quello dell’innovazione, perché solo così l’Abruzzo potrà evitare di “rimanere una regione manifatturiera senza manifattura” nei prossimi anni.
Assenza di una visione di sviluppo regionale. Oltre alle singole lacune tematiche, al DEFR 2026–2028 manca una visione organica di sviluppo per l’Abruzzo. Si riscontra un insieme di azioni frammentarie, prive di un disegno strategico unitario. In particolare, il documento approvato dalla Giunta evidenzia tre gravi assenze programmatiche:
Politica industriale regionale inesistente. Il DEFR non definisce una politica industriale degna di questo nome. Come già evidenziato, settori cruciali vengono liquidati in pochi paragrafi e non si trovano linee guida per orientare la trasformazione del nostro sistema produttivo. Manca una regia regionale su investimenti, innovazione e settori strategici. Ad esempio, non viene delineato un nuovo modello di sviluppo industriale dopo la fine del precedente ciclo: Su questo, il silenzio del DEFR è assordante. Anche strumenti come le Zone Economiche Speciali (ZES) sono trattati in modo burocratico: si parla di semplificazioni amministrative, ma non si vincolano gli incentivi a obiettivi occupazionali di qualità (ad es. assunzioni stabili di giovani under 35 nelle imprese insediate). Una visione industriale strutturata, che colleghi formazione, innovazione, transizione ecologica e buona occupazione, non emerge dal documento della Giunta regionale.
Politiche redistributive e contrasto alle diseguaglianze assenti. Nel DEFR non c’è traccia di una strategia per ridurre le diseguaglianze sociali e territoriali che affliggono l’Abruzzo. Politiche redistributive: la Regione prevede aumenti fiscali (IRPEF) senza alcuna misura di compensazione per ceti medi e fragili, ignorando l’impatto sui cittadini già provati dall’inflazione. Non si menzionano interventi per il sostegno al reddito o la lotta alla povertà (se non la gestione burocratica di fondi nazionali); manca, ad esempio, qualsiasi accenno a un possibile reddito energetico regionale o a misure anticaro-vita. Contrasto alle diseguaglianze di genere e generazionali: come detto, il DEFR non introduce nuovi strumenti per promuovere la parità (es. nidi gratis, incentivi all’occupazione femminile) né per sostenere i giovani (es. detassazione under 35, contributi all’affitto per i precari – proposte che invece il PD Abruzzo avanza). Si rileva insomma un’assenza di visione sociale: il documento guarda agli equilibri di bilancio più che agli equilibri sociali, non mettendo in campo politiche di solidarietà territoriale o intergenerazionale.
Mancanza di una proposta organica di riforma istituzionale e amministrativa. L’ultima carenza riguarda la “macchina” regionale e il sistema delle autonomie locali. Il DEFR accenna a qualche intervento di snellimento normativo e organizzativo interno (ad esempio l’aggiornamento dell’elenco partenariato economico-sociale, o riferimenti generici al processo di riforma della PA legato al PNRR), ma non presenta un disegno organico di riforma delle 4 istituzioni regionali. Dopo anni di governo di centrodestra segnati da continue leggi omnibus e provvedimenti spot, servirebbe una razionalizzazione profonda: invece, il documento si limita ad annunciare future semplificazioni normative “dopo anni di leggi omnibus”, un proposito poco credibile e tardivo. Non c’è una riflessione sul riordino delle competenze tra Regione ed enti locali, sul rafforzamento delle Province o sull’associazionismo comunale. Eppure, un sistema istituzionale più efficiente e coeso è cruciale per migliorare i servizi nelle aree interne e garantire sviluppo equilibrato. Il PD Abruzzo ritiene fondamentale promuovere fusioni e unioni di comuni per ottimizzare la qualità dei servizi, nonché modernizzare la pubblica amministrazione regionale investendo su competenze e digitalizzazione. Di tutto questo nel DEFR non vi è traccia. Anche sul fronte della governance dello sviluppo manca un’idea: il PD ha proposto un Patto permanente per lo sviluppo sostenibile che coinvolga istituzioni, parti sociali e territori in una pianificazione condivisa, ma la Giunta continua ad agire senza coinvolgere realmente le comunità locali (nonostante il partenariato formalmente citato). In sintesi, il DEFR 2026–2028 appare un testo amministrativo senz’anima riformatrice: nessuna ambizione di rinnovare le istituzioni regionali, nessuna proposta di efficientamento strutturale, nessuna visione di lungo periodo sulla macchina pubblica e i livelli di governo.
PNRR e fondi UE: trasparenza e dati di avanzamento carenti. Un capitolo cruciale riguarda l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e dei fondi europei 2021–2027. Ci si aspetterebbe dal DEFR un dettagliato stato di avanzamento su questi fronti, dati i volumi di risorse coinvolti e la loro importanza strategica. Purtroppo, il documento regionale non offre dati completi e chiari al riguardo. Viene istituita una sezione dedicata al PNRR (Cap. 8.2) che però si limita a riportare cifre generali desunte da fonti esterne (Banca d’Italia, ANAC)]: ad esempio, si indica che al maggio 2025 risultano assegnati circa 3,4 miliardi di euro per interventi PNRR+PNC in Abruzzo. Inoltre, si riporta che, secondo l’ultima rilevazione al 31/12/2024, la Regione Abruzzo ha ricevuto trasferimenti per soli 40 milioni di euro dal PNRR (e 6,5 mln dal Piano Complementare), con pagamenti effettuati per 146,2 milioni (pari al 22,7% degli investimenti programmati). Questi dati – già di per sé preoccupanti, perché indicano un avanzamento inferiore a un quarto del totale a fine 2024 – non sono accompagnati da alcuna analisi critica o dettaglio. Il DEFR non indica quali progetti PNRR siano in ritardo, né fornisce informazioni puntuali sullo stato di attuazione delle singole missioni (scuole, sanità, infrastrutture, transizione ecologica, etc.). Ad esempio, nessun riferimento al rischio di definanziamento se non si rispettano le scadenze: eppure, come denuncia il PD, l’Abruzzo rischia di perdere i fondi assegnati per 40 Case di Comunità e 11 Ospedali di Comunità se non realizzati entro il 31 marzo 2026 – un allarme totalmente assente dal DEFR. Allo stesso modo, sul versante dei Fondi europei 2021–27 (FESR, FSE+), il documento elenca le dotazioni finanziarie ottenute (oltre 1 miliardo di euro, il doppio rispetto alla programmazione precedente) ma non fornisce dati sull’avanzamento concreto: quante risorse sono già impegnate? quali bandi pubblicati? quali progetti avviati? Questo genere di informazioni non compare. Si nota un approccio autocompiaciuto (annuncio di risorse in arrivo) senza il corredo di metriche di monitoraggio sul loro effettivo utilizzo. In un momento in cui la capacità di spesa e realizzazione è fondamentale, il DEFR avrebbe dovuto includere un report trasparente sullo stato di attuazione del PNRR e dei programmi comunitari. Invece prevale l’elencazione formale. Questa 5 mancanza di dati concreti e valutazioni obiettive impedisce al Consiglio e ai cittadini di capire se l’Abruzzo sta cogliendo davvero le opportunità storiche offerte dai fondi straordinari post-Covid. Una programmazione seria richiederebbe di evidenziare criticità (ad esempio i ritardi emersi in sanità, dove “tecnologia acquistata rapidamente, ma strutture di comunità in forte ritardo”) e di indicare come la Regione intende porvi rimedio. Nulla di tutto ciò si trova nel DEFR approvato: si deve dunque constatare l’assenza di dati puntuali sul PNRR e i fondi UE, una carenza di trasparenza che il Partito Democratico segnala con preoccupazione.
Ufficio Programma – PD Abruzzo


