In questi giorni abbiamo avuto modo più volte di sottolineare l’uso improprio dei fondi Pnrr da parte del Comune di Pescara. Finanziamenti destinati alla transizione ecologica ed impiegati in spregio alle finalità perseguite.

Abbiamo visto progettare strutture di rilevanza per la collettività, quali asili e case della Comunità, all’interno di parchi e orti urbani. Un contrasto che stride con i bandi da cui derivano gli stessi finanziamenti, basati sul principio di non arrecare danni all’ambiente. E abbiamo appurato come i fondi del Pnrr siano stati utilizzati per piantare i fiori sulla riviera in occasione del Giro d’Italia.

Oggi vogliamo mettere in evidenza come queste anomalie costituiscano ormai per il Comune di Pescara un modus operandi consolidato, dato che ha interessano svariati progetti.

Tratteremo nello specifico dell’intervento sulle “ciclovie urbane”, frutto di un finanziamento di € 2.995.109,00 finalizzato alla realizzazione di 11 km di percorsi ciclabili (i primi 4 km da ultimare entro il 31 dicembre 2023 e gli altri 7 entro il 30 giugno 2026), che in seguito è stato incrementato di ulteriori 450.000,00 euro (totale € 3.444.375,35) portando i chilometri di piste ciclabili a 13. Opere preziose, poiché in grado di incentivare la mobilità sostenibile favorendo il ripensamento di quella cittadina. Proprio per questo occorre vigilare affinché le risorse vengano effettivamente spese per le finalità per cui sono state erogate.

L’intervento, come si può capire, è piuttosto ampio e merita ulteriore approfondimento. Tuttavia alcuni elementi hanno già destato la nostra attenzione, in considerazione del fatto che, stando agli annunci dell’Amministrazione, dopo Pasqua partiranno già i primi lavori. Ed è proprio su questi che intendiamo soffermarci.

Il primo aspetto riguarda la realizzazione della “pista ciclabile” su Corso Vittorio Emanuele, di lunghezza pari a 1,5 km sommando entrambi i sensi di marcia. Ciò che balza subito agli occhi dalla lettura del progetto è che larga parte dei fondi viene impiegata non tanto per la ciclabile, il cui costo è davvero minimo, bensì per il rifacimento dell’intera pavimentazione stradale. Un intervento senz’altro necessario, che andrebbe però perfezionato con fondi dedicati, senza sottrarre risorse alla mobilità ciclistica.

Alcuni aspetti di quest’opera meritano tuttavia un discorso a parte:

Il primo è che questo lavoro riguarda anche la parte pavimentata di Corso Vittorio Emanuele, oggetto di lavori nel 2014 quando la città era amministrata dalla Giunta di centrodestra guidata da Mascia (con Masci sindaco ombra). Per riqualificare i primi 305 metri lineari, che vanno da Corso Umberto a via Genova, si spenderanno € 369.678,30. Il dettaglio dei costi lo si legge nel riepilogo del computo metrico: € 100.000,00 per la demolizione totale, € 249.736,00 per il rifacimento e solo 11.744,00 per la segnaletica orizzontale, nella cui voce rientra la pista ciclabile. È del tutto evidente come le risorse destinate alla ciclabile – che rappresenta lo scopo per il quale è stato ottenuto il finanziamento – siano residuali rispetto all’intero intervento. Per la Giunta Masci quindi l’obiettivo non sembra essere la creazione dei percorsi ciclabili ma tutt’altro, e ci chiediamo se sia possibile raggiungerlo utilizzando i fondi in questione.

Il secondo riguarda la motivazione alla base delle modalità realizzative scelte. Nella relazione allegata al progetto, parte integrante della delibera, si legge che la pavimentazione in calcestruzzo ultimata su Corso Vittorio in fretta e furia prima delle elezioni del 2014 dalla Giunta Mascia, sulla base di uno studio del 2016 commissionato alla società “STS mobile” non avrebbe lo spessore indicato all’epoca, ovvero 20 cm, e non sarebbe dunque idonea a consentire il transito dei mezzi pubblici e della filovia. Per questo motivo l’Amministrazione ha pensato di ripristinare l’asfalto. Un ritorno al passato che desta più di un interrogativo visto che sulla delibera è apposta la firma dello stesso dirigente dei lavori pubblici che era in carica nel 2014. Non passa inosservato neanche che la relazione rimette chiaramente la paternità di questa scelta all’amministrazione comunale. Possibile che ad avvalorare lo studio che attesta imperfezioni nei precedenti lavori di rifacimento del manto stradale sia proprio il dirigente che ha disposto quegli stessi interventi? E per quale motivo allora non viene intentata una causa alla ditta che ha realizzato maldestramente quei lavori?

C’è un terzo aspetto su cui ci auguriamo il Comune voglia ragionare. L’inizio dei lavori è atteso dopo le festività pasquali. Se l’obiettivo, come da cronoprogramma, è la realizzazione di 4 km di ciclovie entro il 31 dicembre 2023, considerando che si tratterebbe di soli 700 metri lineari su Corso Vittorio Emanuele, non sarebbe il caso di posticipare l’intervento ad un periodo meno traumatico, come quello estivo, quando le scuole sono chiuse? Oppure si vuole costringere esercenti, lavoratori, mezzi del trasporto pubblico, studenti e famiglie ad affrontare un calvario lungo un mese o più senza una valida giustificazione?

Sicuramente ci sarà modo di sviscerare meglio l’intero progetto, specialmente in relazione agli altri percorsi ciclabili attesi. Vogliamo tuttavia fornire un ultimo spunto di riflessione. La pista ciclabile immaginata su Corso Vittorio Emanuele termina in Piazza Unione, tagliando fuori ancora una volta il primo tratto di viale Marconi, salvo prevedere un nuovo percorso riservato alle due ruote su via Marco Polo fino a Piazza della Marina. Possibile che viale Marconi non meriti neanche una pista ciclabile in sede promiscua sulla corsia riservata agli autobus?

 

 

Il Consigliere Regionale Pd Antonio Blasioli
I Gruppi Consiliari Pd, Sclocco Sindaco, Città Aperta del Comune di Pescara