“Indispensabile sapere come e dove partirà la campagna dei vaccini antinfluenzali della Regione Abruzzo, cosa che ci è ancora ignota e che abbiamo formalmente chiesto nel corso dell’ultima Commissione regionale al direttore del Dipartimento di sanità della Regione Abruzzo, D’Amario. Incontro,  da cui, oltre ai colpevoli ritardi della programmazione e all’imbarazzante scaricabarile del direttore sulle procedure di approvvigionamento delle dosi, è emersa anche la disorganizzazione totale sul territorio, che impedisce ai possibili fruitori di sapere come fare per vaccinarsi”, duro il capogruppo Pd in Consiglio regionale Silvio Paolucci, che sull’argomento ha all’attivo due accessi agli atti e un’interpellanza all’esecutivo.

“Abbiamo avuto risposte insoddisfacenti – dice l’ex assessore alla Sanità – allo stesso modo dei medici, dei farmacisti, degli addetti ai lavori del settore che reclamano istruzioni che a campagna vaccinale iniziata ancora mancano. Non è pensabile ridurre il tutto a una questione di approvvigionamento come ha fatto D’Amario in Commissione, scaricando sull’esecutivo e su chi avrebbe dovuto pensare alle provviste delle dosi la responsabilità della situazione attuale, che vede l’Abruzzo fra le poche regioni d’Italia che non potranno assicurare la piena copertura delle richieste. Nell’anno della pandemia non solo la Regione ha chiesto le stesse dosi di quando il Covid non c’era, ma lo ha fatto talmente tardi che resterà scoperta parte del fabbisogno. In un momento in cui il vaccino è fondamentale per la diagnosi differenziata rispetto ai casi di contagio del virus, potendo escludere i soggetti che si sono vaccinati. Non solo, studi recentissimi affermano anche che il vaccino innalza la barriera immunitaria, e comunque resta fondamentale per la prevenzione, perché  stando a quanto affermano i ricercatori del Centro cardiologico Monzino di Milano, può attenuare il numero di contagi, ricoveri e morti. Situazione che dovrebbe motivare la Regione a procedere al più presto e capillarmente con la campagna di vaccinazione, invece tanto attivismo non traspare: né dagli atti da noi acquisiti con ben due accessi che hanno invece rivelato le mancanze e la disorganizzazione  che sono alla base dei ritardi; né dalle attività poste in essere dalla Regione e dalle Asl, che in teoria da oggi dovrebbero essere operativi e vaccinare i soggetti a rischio e chi ne fa richiesta, ma non sappiamo come e se sta già accadendo.

All’inizio di settembre l’Aric con la determina n. 154 del 02/09/2020 ci dice che si è proceduto all’aggiudicazione della gara per l’acquisizione del vaccino influenzale tetravalente virus Split (frammentato) inattivato (qiv – dai sei mesi di vita) per il quantitativo pari al 50% rispetto al fabbisogno indicato dalle Asl per un numero di dosi pari a 124.000 rispetto alle 248.000 richieste, in base alla disponibilità dichiarata dall’operatore. Siamo a ottobre e l’Abruzzo è talmente in ritardo, che non c’è certezza nemmeno sui fabbisogni richiesti in più dalle Asl, che peraltro dal 31 agosto sono aumentati di 92.300 dosi, malgrado in un primo momento avessero confermato le dosi del 2019. Quindi mancano ancora all’appello sia le 124.000 dosi non fornite a seguito delle gare già bandite, più le ulteriori richieste dalle Asl in seguito.

Resta ancora da capire perché la Regione abbia atteso tanto con gli atti e le decisioni, sapendo che l’emergenza affrontata in primavera andava combattuta anche con la prevenzione, come hanno fatto le altre regioni che per tempo hanno fatto scorte di vaccini. E, soprattutto, come farà a far funzionare la campagna, di cui sia gli addetti ai lavori, che i cittadini, continuano a sapere ben poco e molto in ritardo”.