Signora Sindaco,

adesso tocca a Lei! Spetta a Lei decidere se avere un sussulto morale e di dignità cittadina o fare finta di nulla e avallare, così, quella morale attuale che sembra non scandalizzarsi più perché così va il mondo e non c’è alternativa. Perché il <tengo famiglia> usato con disinvoltura, quasi come un alibi per le proprie azioni,  fa strame di un valore cardine della società civile: quello di far sì che i privilegi connessi ad una carica pubblica favoriscano non il singolo, magari congiunto, ma la collettività che rappresenta. Quel che più sconcerta (ma non stupisce), per tornare al motto <Tengo famiglia>, è vedere come, il suo assessore, nel giustificare quanto è accaduto, si dipinga come vittima (sic!) e non provi imbarazzo, ma neppure un po’,  per quello che sta accadendo. Anzi! Si fa forza del fatto che buona parte delle persone farebbe lo stesso, se potesse e tenta, così, di spostare l’attenzione mistificando i fatti.

La questione, sindaco, Lei la conosce bene. Probabilmente da quel 22 di luglio. Data d’assunzione della signora Mariani. O forse, da quando è spettato a noi farle notare come, infischiandose della opportunità morale e politica che la situazione avrebbe richiesto, il suo assessore non ha visto nulla di singolare circa il fatto che la cooperativa che gestisce alcuni servizi per il Comune (che egli amministra), assumesse la conserte. E’ un risvolto secondario, questo? Forse per chi è abituato ad agire in maniera impudica e anche un po’ naif ma che però, molto dice, sul perché la nostra Città non riesca a cambiare, a voltare quella famosa pagina che lei ha sbandierato in campagna elettorale e che poi, in questi anni, si è rivelata solo in una alzata di spalle.  Il suo vero effetto è stato quello di rafforzare un sistema <fino a diventarne il puntello indispensabile, confermandone la convinzione d’essere il migliore sistema possibile e di non dover cambiare in nulla> per dirla con Calvino.

Ebbene forse è arrivato davvero il momento di voltare pagina. Licenzi il suo assessore, sindaco! Egli non lascerà mai la sua poltrona visto che ritiene “normale” far assumere congiunti da una cooperativa che in qualche modo “controlla” dimostrando ancora una volta come la “cosa pubblica” sia diventata “casa sua”.

Sindaco risolva questa condannabile e indegna situazione nell’unico modo possibile: chieda le dimissioni del suo assessore e se non le dovesse ottenere gli revochi lei la carica. Faccia in modo, sindaco, che Sulmona possa sperare di tornare a funzionare <sempre in base a quei vieti meccanismi che collegano il guadagno col lavoro, la stima al merito, la soddisfazione propria alla soddisfazione d’altre persone>.

Il Circolo del Partito Democratico di Sulmona