1 – La sorprendente risposta fornita dal presidente della SATIC alla nostra richiesta di delucidazioni, circa l’assunzione in quella cooperativa che fornisce servizi al Comune ed al Cogesa della moglie dell’Assessore alle Partecipate: “l’ho fatto per fare un favore all’Assessore, così come abbiamo fatto in tanti altri casi, e non ci trovo niente di male”, mette un punto fermo sulla storia di questa Amministrazione. Viene certificato, formalmente, come sia stato creato un sistema politico-clientelare che da Palazzo S. Francesco, al Cogesa, alla Saca o alla Casa Santa dell’Annunziata provvede a distribuire incarichi e posti di lavoro in base all’unico criterio della rispondenza ad un determinato referente politico. Già in altri tempi denunciammo i segnali chiarissimi della metodologia che si veniva praticando, allorché facemmo emergere il caso del figlio di un consigliere comunale, cui veniva affidato un appalto per servizi amministrativi comunali, ricevendone in cambio un appoggio politico. Ma mai avremmo immaginato che il sistema fosse affinato al punto da diventare un cancro invasivo che ha distrutto completamente la funzionalità dell’apparato amministrativo e la credibilità di questa classe politica al governo cittadino. In attesa di una risposta in merito da parte della prima cittadina che o non sa o tace sapendo di non poter parlare (in entrambi i casi assumendosi una responsabilità che valuteremo se far emergere in altre sedi) è d’obbligo rivolgersi al valoroso giovane consigliere Ramunno che qualche giorno addietro, scandalizzato, ci accusava di “sciacallaggio” per aver suggerito misure più incisive di contenimento del contagio. Richiamando, a suo dire, mancanza di senso della responsabilità ed appartenenza ad una comunità in sofferenza. Bene, in merito alla vicenda di cui ci stiamo occupando, il Consigliere comunale – nonché Provinciale, nonché componente della segreteria della Consigliera regionale a sua volta moglie dell’ex assessore regionale (come si vede tutto si tiene con un unico lungo filo conduttore) – sarà colto da analogo sdegno, chiedendo immediatamente alla sua sindaca ragione di quanto sta avvenendo in Enti Pubblici dove si dovrebbe pretendere una trasparenza e correttezza di comportamenti al di sopra di ogni sospetto? Chiederà le dimissioni dell’Assessore in questione e spiegazioni più convincenti su cosa succede all’interno delle partecipate in cui il Comune è socio di maggioranza, con particolare riferimento al Cogesa dove si aspetta ancora l’approvazione del Bilancio consuntivo con l’avallo sempre di quell’assessore la cui consorte appuriamo oggi viene assunta nella cooperativa che svolge o ha svolto incarichi anche nel Cogesa? Fiduciosi nella resipiscenza degli astri nascenti della politica cittadina, aspettiamo risposte convincenti.
2 – Le repliche che registriamo a seguito degli interrogativi sollevati sull’assunzione della moglie dell’Assessore Mariani da parte della cooperativa che fornisce le proprie prestazioni da anni al Comune e adesso anche al Cogesa, toccano il punto più basso di questa Amministrazione. In particolare restiamo esterrefatti dalle argomentazioni dell’Assessore che, senza alcun pudore, tenta di accreditare la tesi che la vera vittima di tutto “l’affaire” sia lui, oggetto di una campagna denigratoria da parte di avversari politici che “non hanno altri argomenti che quelli di screditarlo agli occhi dell’opinione pubblica”. Qualche osservazione in merito: in questo territorio, le vere vittime di un sistema politico- clientelare messo su in questi ultimi anni con feroce determinazione, scientificamente testata al punto da far impallidire i metodi della “prima repubblica” quando vigeva il c. d. “manuale cencelli”, sono le centinaia di giovani e disoccupati a qualsiasi titolo che, pure in possesso di titoli e meriti probabilmente più qualificanti di qualche figlio, consorte o amico, sono costretti ad emigrare (se giovani) o a mettersi in fila con il cappello in mano davanti a qualche studio legale, ufficio pubblico o società pubblica. La teoria, poi, che parenti o amici di un amministratore comunale verrebbero discriminati perché in quanto tali non potrebbero partecipare a nessun concorso o avviso di ricerca per l’assunzione presso aziende del territorio, come afferma temerariamente il nostro assessore – evidentemente ferratissimo in materia di diritto del lavoro – appare di una goffaggine unica. E’ di tutta evidenza, infatti, il tentativo di sviare l’attenzione dei cittadini con una argomentazione pretestuosa che nulla ha a che fare con la tematica in discussione. La questione riguarda – è avvilente doverlo persino ripetere – l’assunzione della moglie di un assessore da parte di un soggetto che opera presso il comune nella cui giunta siede quell’assessore e presso una società pubblica controllata proprio da quell’assessore con delega alle partecipate. C’è un conflitto di interesse che solo i ciechi e sordi ad una qualsiasi etica istituzionale non vedono o vogliono sentirsi richiamare. “La moglie di Cesare non dovrebbe essere sempre al di sopra di ogni sospetto?” Sembra abnorme, ma bisogna ancora spiegare simili regole che già oltre duemila anni fa gli antichi Romani avevano codificato. Ci rimettiamo comunque alla prudente valutazione del capo dell’ amministrazione in questione che, in quella giunta, avrebbe dovuto vigilare sull’operato dei suoi collaboratori più stretti e, in definitiva, a quella opinione pubblica cinicamente evocata da un amministratore che, vistosi scoperto, ricorre ad una difesa farneticante.
Il circolo PD di Sulmona