“Dopo la firma del decreto istitutivo da parte del ministro, ora la ZES può essere utile per attrarre investimenti e rafforzare la ripresa post – Covid”: lo ha spiegato Nicolò Carboni, capo della Segreteria del Ministro per il Sud Giuseppe Provenzano, che ha partecipato a un confronto operativo, in diretta Facebook, organizzato dal Partito Democratico abruzzese, a cui hanno preso parte amministratori locali e rappresentanti di associazioni d’impresa e sindacati. Carboni ha ricostruito il percorso di istituzione della Zona Economica Speciale abruzzese, spiegando anche la scelta del ministro di riportare le ZES alla loro vocazione originaria e superare il rallentamento dovuto alla fase epidemica.

L’incontro del PD Abruzzo è stato anche l’occasione per chiarire natura e obiettivi delle ZES: gli scontri e gli attacchi politici spesso hanno creato confusione. Carboni ha detto che “la ZES è in generale un’area delimitata di una regione o di un territorio, che ha potenzialità di sviluppo, in cui vengono applicate agevolazioni fiscali e amministrative per attirare investimenti nazionali e stranieri. Le ZES furono inizialmente pensate per attrarre investimenti internazionali ma nel corso degli anni si sono creati degli equivoci, confondendole con altri strumenti utili alle politiche di sviluppo per i territori. Noi stiamo lavorando per farle tornare alla funzione originaria”.

Il caposegreteria del ministro per il Sud ha chiarito anche alcune questioni che riguardano la perimetrazione: “È competenza esclusiva della Regione, da parte del Ministero non c’è alcuna pregiudiziale”. Restano naturalmente le indicazioni normative: “La zona che verrà individuata dovrà essere funzionalmente collegata all’Autorità portuale di riferimento, è necessario cioè che vi sia un collegamento economico funzionale”, che può essere determinato ad esempio dalle infrastrutture, o dalle procedure amministrative. Carboni tuttavia sottolinea: “È bene che si tratti di dimensioni di efficienza, quindi che l’area sia contenuta e distinguibile rispetto alle zone che hanno già un percorso di sviluppo proprio, e che quindi non necessitano di incentivi”.