Totalizzano circa un miliardo e mezzo di euro le misure messe in campo dal governo in questi mesi per le famiglie, le imprese e i lavoratori abruzzesi, le ultime contenute nel decreto rilancio in fase di conversione in legge in Parlamento. La cifra è stata fornita dal viceministro all’Economia Antonio Misiani nel corso di una conferenza stampa organizzata in diretta Facebook dal Partito Democratico abruzzese. Presenti anche la presidente e il segretario regionali del Pd, Manola Di Pasquale e Michele Fina, che parlano di “uno sforzo che non ha precedenti per una crisi senza precedenti. E’ importante che a questo corrispondano a livello regionale la rapidità e l’efficacia necessarie ad affiancare le misure del governo, con le risorse e le progettualità adeguate”.

Con la riapertura della mobilità tra regioni ci apprestiamo, ha detto Misiani, a tornare a una “normalità controllata. La condizione di emergenza e le perdite conseguenti hanno reso necessari interventi massicci da parte della politica economica del governo. Interventi che sono stati resi possibili grazie al cambio di passo che si è registrato a livello europeo”.

Misiani ha elencato: la sospensione del Patto di stabilità, lo scudo della Banca centrale europea, il programma Sure per la cassa integrazione da 100 miliardi (20 per l’Italia), i 200 miliardi di finanziamenti Bei per le imprese (40 per l’Italia), la linea di credito del Mes che in Italia potrebbe valere 36 miliardi, e gli stanziamenti del Recovery Fund in fase di costruzione che ammontano per il nostro Paese, in base alla proposta della Commissione europea, a 173 miliardi. Questo ha permesso, ha detto il viceministro dell’Economia, la costruzione di misure (tra decreto rilancio, decreto Cura Italia e decreto liquidità) che valgono 75 miliardi di indebitamento e 180 miliardi di saldo netto da finanziare: 10 per cento per il sistema sanitario, oltre il 40 per cento per il sistema delle imprese e altrettanto per le famiglie e il lavoro, in questo ultimo caso puntando a “una protezione la più universalistica possibile”. Stanziati tra l’altro 6 miliardi per Comuni, Province e Città metropolitane e Regioni: un trenta per cento erogato ora (per l’Abruzzo 18.640.484 euro per i Comuni e 3.159.357 euro per le Province) e la quota restante a luglio. Nel corso della conferenza stampa Misiani ha commentato anche la proposta del ministro dei Beni culturali Dario Franceschini della realizzazione dell’alta velocità ferroviaria sulla dorsale adriatica: “Credo che debba essere oggetto di una riflessione, vanno privilegiati anche nell’ottica del funzionamento del Recovery Fund gli investimenti e il trasporto su ferro non può che rientrarvi”, e lanciato la proposta per la ripresa di “un grande recovery plan che comprenda risorse europee e pubbliche nazionali, e mobiliti quelle private, c’è anche il tema della ricostruzione: cercheremo già in fase di conversione del decreto rilancio di fare nostre almeno una parte delle proposte avanzate dal commissario Legnini”.
Altre cifre che riguardano da vicino l’Abruzzo per quanto riguarda l’impatto della crisi e delle misure del governo le ha fornite il responsabile economia e lavoro del Pd regionale, Daniele Marinelli. In Abruzzo il lockdown ha coinvolto con la chiusura il 47 per cento delle imprese, alcuni tra i numeri citati: 133mila sono stati in regione i lavoratori interessati dalla cassa integrazione, sono state “evase” oltre 111mila domande di bonus per i lavoratori autonomi, il decreto liquidità ha permesso oltre 11mila operazioni per un totale di finanziamenti di oltre 430 milioni di euro. Tra le misure più rilevanti contenute nel decreto rilancio per l’economia anche abruzzese ci sono il reddito di emergenza, la velocizzazione della cassa integrazione dopo i ritardi regionali, i finanziamenti a fondo perduto per le imprese, l’abolizione dell’Irap di giugno, il credito di imposta per gli affitti commerciali, l’ecobonus e il sismabonus. Assieme al segretario Fina Marinelli ha ricordato il lavoro costante del Pd regionale di coinvolgimento e dialogo con le parti sociali per tutta la durata della crisi, uno sforzo che l’amministrazione regionale non ha compiuto.