A “Seconda Fase” abbondantemente iniziata e con la prospettiva di una ancora maggiore, seppur graduale,  riapertura di tutte le attività produttive in generale, quello che ci aspetta da un punto di vista economico e
sociale è avvolto in una confusa nebulosa.
“Mentre a Roma si discute, Sagunto brucia”, verrebbe da chiosare, citando una famosa locuzione latina di
Tito Livio.
Per quanti sforzi si facciano a dar credito ad amministratori impegnati a governare una difficile fase di vita
collettiva ad ogni livello, non si riesce proprio a cogliere quel cambio di passo che la situazione
richiederebbe. La Pandemia con i suoi due mesi e passa di sospensione della vita cui eravamo abituati, ha
messo in ginocchio evidentemente una economia cittadina, di per sé gravemente sofferente anche prima,
per carenze strutturali di una città dall’identità fortemente compromessa. Ciò a far data, quanto meno, dai
tragici eventi del terremoto di ormai più di dieci anni fa e conseguente mancata ricostruzione che ne è
scaturita.
L’edificio del Liceo Classico Ovidio con la facciata orrendamente deturpata sovrastante quello che veniva
definito il salotto buono della città, ne rappresenta il paradigma più efficace.
Mentre ci si balocca con squallidi giochi di potere, da un lato, contrabbandandoli per un riordino degli Uffici
comunali, e dall’altro con una serie di “selfie” di annamaria casini in giro per la città, sulla falsariga di una
comunicazione populista di cui non si avverte alcun bisogno, non si capisce quali misure concrete si
vogliano adottare per attualizzare nella nostra realtà quel “Decreto Rilancio” del Governo, che mette in
campo ben 500 miliardi.
Ci risulta, infatti, che l’Ufficio Tecnico sia rimasto ormai sguarnito di personale (a proposito di riordino della
macchina burocratica) per cui di fronte ad una possibile auspicata richiesta di pratiche da smaltire per
usufruire dei bonus previsti nell’edilizia, si corre il rischio di non potersene servire con danni facilmente
immaginabili per gli interessati e per quel comparto dell’economia che normalmente fa da traino.
A settembre/Ottobre, auspicabilmente, si potrebbe tornare a frequentare quelle aule scolastiche che già
prima del virus mancavano. A parte il caso del Liceo – diventato ormai pari ai segreti di Fatima per la
impenetrabilità del suo stato dell’arte – a che punto siamo per tutte le altre opere riguardanti la messa in
sicurezza degli edifici scolastici?
La proiezione di una città medievale a vocazione spiccatamente turistico-ambientale non può ormai più
prescindere da un piano di riordino del Centro Storico. In proposito esistono studi di realizzazione,
praticamente a costo zero, che attendono solo di essere sperimentati. A margine ed in stretto collegamento
con questo modello di sviluppo possibile, si lanci un “concorso di idee” tra i professionisti della città per un
completamento del progetto con la prospettiva di una vera e propria “rivoluzione” che veda nel Centro
Storico e nelle attività produttive tutte il fulcro di una duratura rinascita. D’altronde basterebbe copiare: il
Commissario di Avezzano – solo per citare un esempio – ha stanziato 3.000,00 € per ogni attività
commerciale istituendo un tesoretto a favore delle predette attività. Perché l’Amministrazione di Sulmona
no?
Il tempo del “tirare a campare” con la promessa di posti di lavoro da estrarre come conigli dal cilindro dei
soliti maghi – amministratori di qualche “partecipata” – è finito da un pezzo, e questa crisi non ha fatto altro
che evidenziarlo drammaticamente.

Il Circolo Pd di Sulmona