“Dopo più di due settimane dalla mia prima richiesta di informazioni, alla quale ne sono seguite altre, ieri finalmente la Asl e la Protezione civile mi hanno dato notizie sulle attività poste in essere nella casa di riposo gestita dalle Sorelle della Misericordia in via del Santuario a Pescara, dove 23 persone, fra ospiti, operatori sanitari e suore della struttura, sono risultati positivi al contagio da coronavirus. Notizie che non tranquillizzano, però, dato che ciò che è stato fatto appare davvero insufficiente di fronte al  dramma nazionale delle case di riposo. Inoltre, non una parola sullo stato della messa in sicurezza delle RSA e degli ospizi nella provincia di Pescara e della regione”. Con queste parole il consigliere del Pd Antonio Blasioli interviene per denunciare il lassismo della Regione circa l’attuale situazione nelle case di riposo e nelle rsa della provincia di Pescara.

“Delle tante domande che ho posto in ben due lettere e un sollecito, nessuna è stata pienamente soddisfatta – dichiara Blasioli – mentre la cosa che più spaventa è il continuo scaricabarile, portato avanti sull’onda del “non è nostra competenza se si tratta di strutture private”.  Ma non ci si può nascondere dietro le responsabilità di legge se si vuole davvero sconfiggere il corona virus e se vogliamo essere pronti alla cosiddetta fase 2.

Tornando alle risposte che ho ricevuto, ricordo che nella nota che inviai il 1 aprile indirizzata al Presidente Marsilio e al Presidente Sospiri, al direttore della Asl Caponetti e al responsabile della Protezione Civile della Regione Abruzzo Silvio Liberatore, chiedevo notizie circa la situazione della casa di riposo Sorelle della Misericordia di Pescara.

Chiedevo di conoscere le misure poste in essere e un elenco delle attività, se i positivi fossero stati posti in isolamento e distanziamento sociale dagli altri, al fine di evitare l’espandersi del contagio, se si fosse provveduto alla sanificazione dei locali, se il personale che si occupava dei positivi fosse diversificato da quello a servizio di chi non lo è.

Al contempo, come fatto in una precedente missiva, chiedevo che attività di prevenzione venissero attivate anche in altre strutture di comunità del territorio. Una richiesta legittima e urgente, dato che il rischio di nuovi focolai in queste strutture è più che concreto e il  pressapochismo, in queste circostanze, potrebbe trasformarsi in una tragedia, nonché vanificare gli sforzi di tutti gli abruzzesi per arrivare alla cosiddetta Fase 2.

Ieri, finalmente, ho ricevuto la risposta di Asl e Protezione Civile. Se da un lato non una parola viene spesa sulle attività poste in essere nelle RSA, cosa gravissima se si pensa alla situazione nazionale ma anche regionale con le notizie che arrivano da Spoltore, Montesilvano e Sulmona, dall’altro le informazioni che forniscono circa la casa di riposo gestita dalle Sorelle della Misericordia sono scarse e lacunose. La Protezione civile scrive: “su richiesta della ASL di Pescara, abbiamo provveduto ad incaricare una ditta di sanificazione. La ditta ha effettuato attività di detersione e di trattamento con Ipoclorito di sodio, prodotto indicato nel protocollo Asl per la disinfezione di locali in presenza di Sars-Covid19. Dette attività sono ancora in corso e vengono effettuate 7giorni su 7”. Questo è tutto ciò che è stato fatto da parte loro.

Allo stesso tempo la Asl, invece, fondamentalmente comunica che si è provveduto al controllo sanitario su ospiti e suore, che sono stati messi a disposizione DPI e che a seguito di visita infettivologica sono state prescritte apposite terapie ai soggetti sintomatici. Risposte vaghe e lacunose, ripeto. Se ci sono dei soggetti sintomatici, quali sono i protocolli applicati? Come sono stati distanziati dagli altri ospiti? A loro sono stati fatti i tamponi? Qual è il risultato? Chi si occupa di loro ha a disposizione tutti i dispositivi di protezione? Quando sono stati forniti e perché sono trascorsi sei giorni dal prelievo del tampone al suo esame?

E poi, per quanto riguarda i DPI: che tipo sono stati forniti? In che quantità? Esiste un verbale di consegna che ci dica quando sono stati forniti?

E cosa è stato fatto nelle altre RSA? I lavoratori sono dotati dei DPI necessari a svolgere il loro lavoro in sicurezza? Ai pazienti ricoverati viene effettuato il tampone all’ingresso e al momento della dimissione? In che giorni sono state effettuate le verifiche da parte della Asl e quali sono i provvedimenti presi per la messa in sicurezza dei pazienti e del personale che opera all’interno delle cliniche private e delle RSA della provincia di Pescara?

Le ultime disposizioni per chi entra nelle rsa, previste nell’ordinanza regionale 32, che con grave ritardo è stata emanata solo il 10 aprile, vengono rispettate? Sono state eseguite le verifiche dalle ASL, previste al punto 9 della ordinanza citata, che assegna il compito di monitoraggio e verifica?

E per quanto riguarda le altre prescrizioni del’ordinanza 32? Al punto 7 del dispositivo, infatti, si ordina “di provvedere, sempre nell’ambito delle strutture residenziali, in presenza di casi sospetti COVID-19, al loro isolamento in aree dedicate e, laddove questo non fosse possibile, di prendere in considerazione l’isolamento per coorte degli ospiti sospetti COVID-19”. Si sta vigilando sul rispetto di quanto ordinato?

E, ancora, nella ipotesi in cui si riscontri un caso positivo di COVID-19 all’interno di una struttura residenziale che eroga assistenza socio-sanitaria, è applicato il protocollo previsto dall’ordinanza 32? La stessa prevede, infatti, che se un ospite viene certificato positivo, a meno che non necessiti di ricovero, deve essere posto in isolamento all’interno della stessa struttura in area dedicata, se possibile, oppure, se ciò è impossibile, collocato in una struttura sociosanitaria appositamente individuata dalla ASL. Quanti casi abbiamo, in Abruzzo, riconducibili a questa eventualità?

Infine, l’intera struttura residenziale, ordina sempre la Regione, qualora non fosse separabile per aree e percorsi COVID-19 e non-COVID-19, dovrebbe essere sottoposta a quarantena, con attivazione di idonea sorveglianza sanitaria in stretta collaborazione con l’Azienda USL territorialmente competente. È stato fatto tutto ciò? Quante strutture in  Abruzzo sono state poste in quarantena?

Questi interrogativi meritano risposte urgenti e interventi tempestivi, perché, lo ribadisco, non possiamo rischiare che gli sforzi profusi da tutti gli abruzzesi in queste settimane siano vanificati e decine di vite messe a rischio per il pressapochismo della Regione”.