La centralità del rapporto tra istituzioni, partiti politici e parti sociali ai tempi del Coronavirus si arricchisce di elementi nuovi di riflessione, determinando esiti di segno diverso. L’opinione del Partito Democratico è chiara: nel pieno della crisi in corso lo strumento della concertazione va ulteriormente consolidato e approfondito per alcune importanti ragioni.

L’evoluzione dell’emergenza sanitaria, innanzitutto. Sappiamo molto bene quanto il contenimento del contagio sia fondamentale per invertire la curva della diffusione della pandemia, tanto da indurre il Governo a decretare la serrata di gran parte del sistema produttivo: un provvedimento doloroso ma necessario. Una parte delle nostre imprese, impegnate nel settore dei beni e dei servizi essenziali, è ancora operativa. Qui, per salvaguardare la salute dei lavoratori e gli effetti delle misure di contenimento del virus, è necessario garantire condizioni di sicurezza e distanziamento sociale. Azienda per azienda, territorio per territorio, la verifica sul puntuale rispetto delle previsioni normative può essere adottata efficacemente solo di concerto con i rappresentanti delle imprese e dei lavoratori, che conoscono la filiera produttiva in tutte le sue articolazioni e le peculiari caratteristiche di ogni impresa ancora in attività.

C’è poi il tema economico e sociale, legato all’efficacia delle misure di sostegno approvate dal Governo. Siamo di fronte a una crisi pesantissima, che rischia di produrre effetti devastanti sull’economica italiana. Per consentire al nostro Paese di reggere l’urto, l’impegno di risorse da parte dell’esecutivo è stato molto significativo e verrà ulteriormente rafforzato con i decreti di prossima adozione. Tuttavia, in un quadro di tale portata e gravità, le situazioni di difficoltà e di disagio sono tante e tali che i provvedimenti in favore delle famiglie e delle imprese hanno bisogno di essere costantemente aggiornati, potenziati e perfezionati nella loro stesura e nella loro implementazione. Tutto questo può avvenire in maniera convincente soltanto in una quotidiana cornice di dialogo con le parti sociali. Sindacati e associazioni di categoria rappresentano il perno della vita economica, produttiva e sociale del Paese e per questa ragione sono in grado, più e meglio di altri, di avere il termometro dello stato di salute delle imprese e delle condizioni di vita e di lavoro delle persone.

Esiste infine una questione più politico-istituzionale, non meno importante, che interessa il rapporto tra i cittadini e lo Stato ed evoca la capacità di adattamento a un nuovo modello di esercizio dell’autorità pubblica. Siamo alle prese con uno scenario inedito e inatteso, in cui l’eccezionalità della fase impone, da parte del Governo, scelte rigide e tempestive. Tutto questo naturalmente avviene nel nostro Paese in una chiara cornice costituzionale, eppure la gestione dell’emergenza – pensiamo al diffuso ricorso allo strumento del DPCM, all’emanazione di norme che limitano libertà personali e diritti individuali, alle ipotesi di ulteriore restringimento della privacy – rischia di generare inquietudine e tende a dissolvere ogni mediazione tra l’autorità speciale del potere pubblico e la soggezione di ogni cittadino. Uno Stato liberal-democratico deve porsi il tema di individuare contrappesi istituzionali che limitino, senza compromettere rapidità ed efficacia delle decisioni, l’impatto di questo squilibrio. La stessa definizione di corpo intermedio interpreta questo elemento di valore. Il riconoscimento esplicito del ruolo delle parti sociali diventa centrale, al di là del tema prettamente costituzionale, per legittimare la verticalità del comando e il carattere eccezionale e temporaneo dell’esercizio dell’autorità pubblica. È una prova di maturità e di civiltà del potere democratico, che trova fondamento nei suoi stessi elementi costitutivi e, senza snaturare l’urgenza decisionale, la rende più facilmente comprensibile all’opinione pubblica.

Lo sa molto bene il Governo, che fin dall’inizio di questa emergenza sanitaria ha pienamente coinvolto le forze sociali e produttive. Ne sono un esempio gli incontri preliminari all’emanazione del decreto “Cura Italia”, la firma del protocollo sindacati-imprese per limitare il contagio e garantire la sicurezza negli ambienti di lavoro, la continua interlocuzione al fine di rendere più efficaci gli interventi dell’esecutivo. Lo hanno compreso anche molte Regioni italiane, che hanno istituito cabine di regia permanenti e avviato percorsi importanti ed efficaci.

Chi invece, purtroppo, sembra inconsapevole dello scenario, è la Regione Abruzzo. Marsilio e la sua maggioranza hanno scelto l’isolamento: un inutile arrocco ideologico che taglia fuori le parti sociali e perfino i Sindaci da ogni filiera. Il prodotto di questo approccio è nei fatti, con una gestione dell’emergenza sanitaria incerta e caotica e un progetto di legge regionale sull’economia debole e inadeguato, che delegittima le parti sociali, istituendo un comitato tecnico scientifico di incerta composizione e dubbia rappresentatività: un chiaro segnale della volontà di escludere i rappresentanti delle imprese e dei lavoratori da qualsiasi possibilità di confronto.

Tocca al PD in Abruzzo surrogare, su questo terreno, alla totale assenza della maggioranza. Nelle settimane cruciali della crisi stiamo mettendo in campo un lavoro di interlocuzione molto forte, denso nei contenuti: un vero e proprio tavolo permanente con l’obiettivo di mobilitare i principali attori sullo scenario economico e sociale abruzzese, raccogliendo proposte e suggerimenti che intendiamo porre con forza nel quadro del dibattito pubblico regionale e nazionale. Abbiamo chiesto alla Regione Abruzzo un pieno coinvolgimento dei sindacati, delle categorie e delle imprese, sfidandola a voltare pagina e a superare finalmente la fase dell’inconsistenza e della propaganda. Allo stesso tempo – anche con l’aiuto di Emanuele Felice, responsabile economico nazionale del Partito Democratico – abbiamo subito messo a disposizione del Governo gli spunti di riflessione e le proposte frutto del confronto di queste settimane: un lavoro concreto, utile ed efficace per migliorare ulteriormente i provvedimenti che l’esecutivo è pronto ad assumere nei prossimi giorni.

La concertazione con le parti sociali rappresenta per il PD una priorità assoluta. Era così prima della pandemia, lo è nel pieno di questo tunnel, lo sarà quando ci saremo lasciati alle spalle l’emergenza sanitaria e avremo bisogno di un grande patto per far ripartire l’Italia: un’alleanza con le forze sociali, economiche e produttive che ci tiri fuori dalla crisi, pesantissima, che rischia di travolgere le famiglie e le imprese della nostra Regione e del nostro Paese.

Daniele Marinelli
Responsabile Economia e lavoro PD Abruzzo