“Un colpo di spugna vergognoso, quello operato dall’esecutivo sul capitolo di bilancio 71630 della legge di stabilità, inerente fondi finanziamento della LR 95/99. La Regione abbandona a sé stesse associazioni e famiglie che si occupano e vivono situazioni di disabilità sociale. È impensabile che si trovino coperture per Napoli Calcio e il progetto di turno e si costringano le associazioni del terzo settore a depotenziare i loro organici e le famiglie ad arrangiarsi”, così il capogruppo Pd in Consiglio regionale Silvio Paolucci che ha depositato un emendamento per ripristinare le risorse.

“Il Governo regionale di centrodestra torni sui suoi passi e provveda a ripristinare le risorse soppresse – dice l’ex assessore alla Sanità – Avevamo già duramente criticato la tendenza a tagliare fondi al sociale in fase di approvazione di bilancio, perché riteniamo che questo in un Paese civile non può continuare ad accadere. Quando ci siamo resi conto che i nostri appelli non solo erano rimasti inascoltati, ma che anche quelli di associazioni e famiglie direttamente interessate sono stati ignorati, abbiamo subito redatto e depositato un emendamento per ripristinare il fondo di cui alla L.R. 27 ottobre 1999, n. 95, in modo che la Regione autorizzasse il rifinanziamento del Cap. 71630 (Missione 12, Programma 02, Titolo 1) aumentando anche le poste e portandole a 400.000 euro per ciascun anno del triennio 2021-2023. 

Un gesto gravissimo la cancellazione delle risorse, che toglie a una fascia vulnerabile della popolazione un sostegno che i nuovi fondi governativi destinati dalla Regione Abruzzo al Terzo settore non potranno riconoscere, perché si tratta di poste vincolate a progetti specifici e in cofinanziamento con le associazioni che manifestino interesse a partecipare. 

Marsilio torni sui suoi passi e ripristini il capitolo restituendo ai beneficiari risorse su cui hanno sempre potuto contare in questi anni: il Festival dei Cartoon, gli allenamenti del Napoli, i progetti enogastronomici possono attendere, loro no, ma, soprattutto, non possono valere di più di una fascia della popolazione che vive condizioni di disabilità”.