Il comunicato di risposta che la ASL ha rilasciato a seguito della protesta dei sindacati sulla chiusura del Centro Diurno Integrato di via Vespucci mi lascia attonito.

Vengono sostanzialmente disattesi gli impegni presi dinanzi all’Ispettorato territoriale del Lavoro il 14 settembre scorso e dinanzi al Prefetto di Pescara il 5 agosto e così, senza attendere la riconvocazione dinanzi all’Ispettorato, prevista al 4 ottobre, con comunicazione del 21 settembre la ASL chiude, a partire da oggi, il Centro Diurno Integrato di via Vespucci con 4 posti letto, dove i pazienti psichiatrici venivano sottoposti a dei percorsi di recupero.

Mi è stato raccontato come sono stati trattati-allontanati i pazienti nella loro dimissione dalla struttura, con comunicazione definitiva data solo 24 ore prima e, tra l’altro, questa mattina c’è ancora un paziente che deve lasciare la struttura e non sa dove dovrà andare. Fortunatamente, dopo un mio intervento, la ASL mi ha assicurato che il Centro di salute mentale proverà a convincere la persona ad accettare altra destinazione e spero che ciò porti a risultati.

Mi permetto di sottolineare che la ASL, nella sua nota stampa odierna, afferma che il Centro Diurno Integrato “non ha i requisiti strutturali per svolgere attività sanitarie di una struttura con assistenza h 24”. Se così è, mi domando allora come sia stato possibile che il servizio socio-sanitario in questa struttura sia stato invece considerato idoneo e attivato e prorogato dalla ASL dal 2014 ad oggi.

Il Disciplinare di gara del nuovo appalto annuale, agli artt 6-7 prevede la possibilità di estendere il 30% nel caso dei servizi. Si potrebbe ipotizzare di attivare una Casa Famiglia Psichiatrica anche a Pescara, struttura prevista dalla normativa regionale, al pari di quella presente a Penne. Come è possibile che una città come Pescara non abbia una Casa Famiglia Psichiatrica?

Voglio precisare che questo nuovo appalto per un anno, nasce dalla revoca del precedente appalto, finito sotto la lente di ingrandimento della Procura, che ha già portato a dei risultati, e per questo motivo è stato annullato. È un appalto “ponte”, per un periodo di un anno, in attesa di un nuovo appalto pluriennale. Questa situazione, se da un lato mette giustamente premura alla ASL di affidare l’appalto alla nuova cooperativa, anche perché la gestione nel frattempo è affidata ancora a La Rondine, dall’altro potrebbe creare un’interruzione da lavoro di circa 7 dipendenti, nonostante la clausola di salvaguardia lavorativa inserita in capitolato e comportare anche l’impossibilità di essere riassorbiti, sia nell’immediato, sia a carico di chi vincerà l’appalto pluriennale.

Per questo, sperando che sia salvaguardata l’incolumità dell’unico ospite rimasto nella struttura di via Vespucci, chiedo che la cooperativa uscente, quella subentrante e la politica regionale possano sedersi ad un tavolo ben prima del 4 ottobre, data fissata per il nuovo incontro all’Ispettorato del lavoro, al fine di trovare la giusta salvaguardia dei dipendenti e definire impegni futuri affinché una città come Pescara abbia una Casa Famiglia Psichiatrica, altrimenti non escludo che della situazione complessa ma anche grave, possano essere informate le alte cariche istituzionali attese in città martedì.

Il Consigliere regionale
Antonio Blasioli