L’Abruzzo si posiziona tra le ultime regioni italiane, se si considera la percentuale di spesa complessiva ICT delle aziende italiane (pari a circa il 17%). Egualmente, anche l’Italia non sembra ancora riuscire a competere con i leader del progresso tecnologico europeo. Tra le maggiori difficoltà è possibile citare: mancanza di competenze digitali adeguate e la difficoltà a reperirle; persistenza di un gap tecnologico e di investimenti tra le Regioni del Nord e del Centro rispetto a quelle del Sud;  divario di utilizzo delle tecnologie digitali in base alle dimensioni aziendali; mancanza di interesse e di cultura aziendale e organizzativa rivolta al cambiamento continuo; carenza di risorse economiche e budget limitati da dedicare all’innovazione.

In questo contesto si inseriscono gli obiettivi e le iniziative contenute nel Piano Italia Digitale 2026, che raggruppa gli obiettivi e le iniziative per il digitale del PNRR. Colmare il gap di competenze digitali, che allontana l’Italia dalle altre nazioni dell’unione europea, è infatti uno dei traguardi da raggiungere, facendo in modo che il 70% della popolazione sia digitalmente abile entro il 2026: tale strategia prevede infatti anche la diffusione dell’identità digitale, dell’utilizzo di servizi Cloud nella PA, dei servizi pubblici essenziali erogati online e della banda ultra-larga.

La pandemia dovuta al COVID-19 ha evidenziato come le aziende private e pubbliche che avevano già avviato l’adozione di servizi cloud sono state quelle più pronte a reagire, sia rispetto all’organizzazione interna, sia nell’erogazione di servizi verso l’esterno: pensiamo alle difficoltà tecniche ed organizzative incontrate nell’adottare in tempi brevissimi la modalità di lavoro in smart working o alle difficoltà di costruire sistemi di e-commerce in breve tempo.

La trasformazione digitale è quindi un processo che interessa tanto le aziende private, quanto la Pubblica Amministrazione, accomunate dall’attenzione rivolta al miglioramento del rapporto in termini rispettivamente di customer experience e citizen experience. Infatti, sul fronte della Pubblica Amministrazione italiana, la trasformazione digitale è diventata una priorità, soprattutto per migliorare il rapporto tra PA e cittadini.

L’Italia vanta un notevole potenziale digitale, come dimostrano i progressi compiuti in ambito nazionale a partire dal lockdown iniziato dal marzo 2020; basti pensare che dopo l’esperienza legata alle restrizioni COVID-19 è aumentata la percentuale di italiani che considera la rete internet una risorsa essenziale, così come il numero di coloro che hanno acquisito competenze digitali di base proprio per far fronte alle esigenze indotte dalla pandemia. Durante il lockdown, ad esempio, l’Italia è stato il Paese con la maggiore crescita in Europa, sia nell’utilizzo di specifiche applicazioni, sia per i volumi di traffico dati sulla rete mobile e fissa.

Questa fotografia evidenzia una situazione di luci e ombre soprattutto per la nostra regione sul fronte ICT e delle tecnologie innovative e permette di dedurre facilmente che le imprese abruzzesi non sono ancora mature a livello digitale. Vi sono alcune grandi imprese che cavalcano lo sviluppo tecnologico e riescono ad implementare e sfruttare l’innovazione digitale (es. automazioni digitali e wearable device nelle GI del settore automotive e scienze della vita), ma al contempo vi sono numerose piccole e medie imprese del settore agroindustriale, artigianato, turismo, che hanno difficoltà nell’approcciare alle tecnologie innovative. È indubbio il vantaggio competitivo che potrebbe derivare dall’introduzione di tecnologie avanzate (IoT, IA, HPC, Blochchain ecc.) sia a livello di processo e di riorganizzazione interna, che di prodotto e di posizionamento sul mercato. Questo vale sia per le GI che per le PMI, che ovviamente, avendo esigenze e maturità digitali diverse, avranno bisogno di servizi differenti ed un’offerta customizzata.

Per fare questo bisognerebbe mettere in piedi dei tavoli di supporto tecnico alla programmazione, che potrebbero scrivere una serie di proposte progettuali toccando tutti i settori produttivi. I progetti dovrebbero puntare a far diventare essenziale l’innovazione digitale per le PMI abruzzesi, applicando l’ICT come leva trasversale a tutti i settori di sviluppo. Questo è possibile solo con un pesante intervento di project management, che metta in coordinamento PA ed imprese per progetti congiunti su fondi diretti ed indiretti.

Il centro di progettazione dovrebbe fungere da laboratorio/centro studi a disposizione delle aziende, che punti a facilitare la contaminazione del sapere, la creazione di collaborazioni, co-progettazioni, riduzione degli sprechi in termini di ottimizzazione della produzione, approvvigionamento, migliore resa nel marketing in termini di acquisizione clientela, fidelizzazione, espansione, visibilità e brand reputation.

Last, but not least, direbbero gli anglosassoni, il tema della digital trasformation nella politica. La rifondazione dal basso del nostro partito partirebbe, appunto, dal digitale come elemento centrale. Dal “campo largo” alle Agorà, attraverso il coinvolgimento diretto dei cittadini, a prescindere dalla loro appartenenza di partito, che attraverso una piattaforma digitale potranno incontrarsi, confrontarsi e indicare le proprie priorità: l’esaltazione della democrazia, rappresentativa e non diretta, attraverso il digitale! La tecnologia a disposizione della politica per renderla finalmente inclusiva, aperta a tutti quei mondi e a coloro che per troppo tempo hanno bussato alla sua porta e l’hanno trovata chiusa. Con l’aiuto di algoritmi si avrà una fotografia sempre aggiornata del popolo di centrosinistra mixando, come afferma il nostro segretario nazionale, intelligenza digitale e intelligenza umana, per arrivare a un partito dell’intelligenza collettiva: una terza via tra i partiti leaderistici e la piattaforma Rousseau.

 

Francesco Mancini
Responsabile dipartimento Innovazione PD Abruzzo