Il nostro partito si pone al fianco di tutte le voci che in questi giorni stanno manifestando lo sdegno sull’aggressione reazionaria contro il diritto di auto-determinazione della donna, consumatosi ad opera di Fratelli d’Italia nel Consiglio comunale di Pescara. Il gruppo consiliare di FdI, attaccando la legge 194, ha proposto di corrispondere una somma di denaro alle donne che intendono rinunciare ad abortire. Offrire denaro, due spiccioli, barattare un diritto e perseguire una cinica speculazione ideologica, è scandaloso. Condividiamo quanto espresso dai gruppi di opposizione di PD, liste civiche e Movimento 5 Stelle del Comune di Pescara, dai Giovani Democratici, dalla Conferenza delle Democratiche, dal Coordinamento Abruzzo Pride, da quanti e quante si esprimono contro questo grottesco attacco alla libertà di autodeterminazione. Su questa richiamiamo le parole di Caterina Botti, felice contributo sul tema di “Aborto e morale: lo scandalo della soggettività femminile” – da leggere ovviamente in tutta la sua interezza. *Cos’è che, a fronte di quella che sembra una questione su cui una composizione sociale è stata raggiunta ormai da tempo, muove ancora agenzie diverse a mettere violentemente sotto attacco le donne che decidono di interrompere la loro gravidanza, le leggi che permettono loro di farlo, come anche i medici che vi si dedicano? E perché questa è ancora – e mi verrebbe da dire che lo è paradossalmente sempre di più – una questione cruciale per la libertà e la soggettività femminile e non solo? Tanto che appunto attorno ad essa si può dire che continui a giocarsi una posta morale e politica alta, che non riguarda solo la rivendicazione di soggettività e libertà per parte femminile, ma che implica anche un ripensamento profondo di queste stesse nozioni, per le donne e per tutti. A mio modo di vedere, ciò che è in gioco in modo specifico quando si tratta di aborto, e rende la partita così aspra ma al contempo anche inevitabile, non è infatti la sola questione della libertà femminile (tantomeno se questa è declinata nel modo classicamente liberale della sovranità sulla propria mente e sul proprio corpo), quanto piuttosto 𝐢𝐥 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐧𝐨𝐬𝐜𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐩𝐞𝐜𝐢𝐟𝐢𝐜𝐚 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐞𝐭𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐦𝐨𝐫𝐚𝐥𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐥𝐞 𝐝𝐨𝐧𝐧𝐞 𝐚𝐠𝐢𝐬𝐜𝐨𝐧𝐨 𝐧𝐞𝐥𝐥’𝐚𝐦𝐛𝐢𝐭𝐨 𝐫𝐢𝐩𝐫𝐨𝐝𝐮𝐭𝐭𝐢𝐯𝐨 (𝐩𝐨𝐭𝐫𝐞𝐦𝐦𝐨 𝐝𝐢𝐫𝐞 𝐥’𝐮𝐬𝐨 𝐫𝐞𝐬𝐩𝐨𝐧𝐬𝐚𝐛𝐢𝐥𝐞 𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐚𝐫𝐛𝐢𝐭𝐫𝐚𝐫𝐢𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐥𝐨𝐫𝐨 𝐥𝐢𝐛𝐞𝐫𝐭𝐚̀), 𝐞 𝐪𝐮𝐢𝐧𝐝𝐢 𝐢𝐥 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐧𝐨𝐬𝐜𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐩𝐢𝐞𝐧𝐚 𝐬𝐨𝐠𝐠𝐞𝐭𝐭𝐢𝐯𝐢𝐭𝐚̀ 𝐨 𝐮𝐦𝐚𝐧𝐢𝐭𝐚̀ 𝐜𝐡𝐞 𝐜𝐢𝐨̀ 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐨𝐫𝐭𝐚.È questo il punto che fa ancora scandalo, e chiama d’altra parte – ancora una volta – sia a una rivendicazione forte per parte femminile, sia a una riflessione sulle caratteristiche specifiche dell’esercizio di questa responsabilità, come an-che sulle stesse nozioni di libertà e responsabilità.(…)

PD Abruzzo, Dipartimento Politiche di genere e diritti